Visioni di Hymnen
La Stampa 6-10-1989
Quelle tele per la musica
Torino. Ispirate all’opera “Hymnen” di Stockhausen – il concerto di chiusura di Antidogma Musica – nell’ex Sala Presse del Lingotto, sono state realizzate nove installazioni di altrettanti giovani artisti o gruppi. Nell’insieme un ben “concertato” percorso visivo, dovuto agli autori come gli allestimenti di Cordero e Dal Pozzolo,e alle luci di Riky Ferrero. Le sequenze espositive hanno radici storiche negli anni sessanta, a cui rimanda l’opera stessa di Stockhausen. L’esecuzione, per A.Lanza, diventa così una specie di embrione d’”una gestualità il cui contenuto visivo si aggiunge al risultato sonoro e scenico della composizione”. Una serie di “vele” dal Laboratorio MEDIaTERRANEO di Venezia (Bonagura, Dorligo, Martinelli, Indovina), innesca subito un autentico processo di mediazione visiva, complici le luci, tra spazi e suoni.
Analogalmente a quanto accade in “Hymnen – che si sviluppa per sigle, attraverso inni nazionali e altre musiche “d’uso”- le installazioni costituiscono delle caratterizzanti proiezioni individuali. Con la sua, Barovero (Torino) ha innalzato su svettanti alberi di lamiera zincata lo sventolio di abandiere in rame. Marisaldi (Bologna) con cinque serie di quattro cerchi ciascuna crea l’equivalente di un’ “Eco”, mentre Dompè , di Roma usa tredici blocchi di travertino e delle grosse funi per ideare un suggestivo scafo fluttuante nell’aria. Sotto il diverso impatto della luce, Innocenti (Firenze) governa il trascolorare di alcune superfici vetrose come del giallo di alcuni ossidi ceramici, modulando la luce lungo il percorso scelto.
Valenze atmosferiche assumono invece figure e colori del “Pluramondi” di Salvatore Zito, torinese, mentre Guatteri (Reggio Emilia) s’è misurata con lo spazio mediante le sue lastre modulari. Caccioni ha realizzato invece una macchina ottica, lasciando a Pellicani (Modena) interpretare la vita stessa, materializzandone visivamente i principi di Yin e Yang in un suggestivo insieme.
Angelo Dragone