Zone-Spidersound, video d'artista, GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, Torino

2004 ZONE-Spidersound

Autori del soggetto: Max Bertolai, Maurizio Pisati, Salvatore Zito
Sceneggiatore: Max Bertolai
Compositore: Maurizio Pisati
Montatori: Max Bertolai, Maurizio Pisati

Il video è il mezzo per unire le visioni di tre artisti che hanno ciascuno interpretato in modo personale l’icona dell’uomo ragno.

Suite25
è la matrice in cui è racchiuso il mondo decontestualizzato dello Spiderman di Salvatore Zito. Con la costruzione delle sue immagini pittoriche crea la premessa artistica per dare movimento allo Spiderman.
La sfida lanciata dal pittore è riuscire a fermare un’immagine in movimento scelta tra le infinite possibilità con cui il visibile viene oggi trattato attraverso la mediazione di computer, schermi televisivi, cinematografici, video giochi.
L’utopia del movimento è racchiusa nella dimensione miniaturizzata della tela in cui colpiscono la perizia e l’abilità del segno che determina l’illusione cinetica.
Lo Spiderman di Salvatore Zito, distribuito su tela allude alle sue origini nel ribaltamento sotto forma di sagome nere: le sagome rimandano al ragno.

Impronte o vuoto creano un ritmo visivo che viene sottolineato e sostenuto dalle musiche appositamente composte da Maurizio Pisati.

I suoni dell’aria e dello spostamento, l’energia delle chitarre e dei cavi elettrici, vertigine del salto è ora l’altra faccia dell’icona dell’uomo-ragno, in volo tra i segni della musica.
In ZONE-Spidersound la partitura musicale è abitata, il ragno la percorre sognando una via d’uscita, esplora le ZONE, si accompagna ai loro navigatori sonanti: cerca l’eroe, cerchiamo noi di intervenire, ognuno lottando per uscire dal proprio quadro.

Ed ecco quindi che il nostro eroe prende vita, sui passi della gente comune, animato dalle note di un’arte che è già dinamica.
A colori lui, nella decromata realtà: come nel gioco della linea dei buoni e dei cattivi. Si riflette in una realtà dapprima nitida e poi sempre più confusa nelle immagini ripetute e ossessive, di cui lui stesso ne è parte.
È solo allora che cercherà di uscire dal quadro e dire la propria, ma nonostante tutti gli sforzi sembra non riuscire. In un continuo cambio di campi e tra calci e pugni gli si propone un compromesso: il modo di uscire c’è, ma colore e tratti che caratterizzano la sua immagine si stemperano, lasciando solo un’idea di ciò che in principio è stato.
È dubbioso, forse ha paura, ma reagirà e andrà via, lasciando solo il giallo del fondo del quadro tra gli altri ventiquattro quadri che lo ritraggono un'altra volta inanimato.
Ed allora…”each one trying to leave the picture”.